Duemila anni di storia vitivinicola per un paese come Aquara. Qualche esperimento andato a male in passato, con la cantina sociale, dove si pensava alla quantità di prodotto, non al resto. Tanti vigneti impiantati ma senza una visione concreta. Oggi la vocazione sta virando verso la qualità e sono tante le realtà che stanno nascendo.
La famiglia Mainardi
Marco Serra ha studiato enologia in Piemonte, ma ha deciso che era nelle sue terre, che voleva mettere a frutto le esperienze maturate.Ha sistemato le vecchie vigne, ne ha impiantate di nuove; ha cominciato a sperimentare ma soprattutto a dare una linea coerente alla produzione. Consapevole che solo il tempo potrà dargli ragione, continua a credere, fermamente, nel suo progetto. Tornare alle proprie origini, gli ha consentito di ristabilire il contatto con la famiglia coinvolgendola nel suo progetto. Mentre papà Domenico, dinamico settantenne, continua la sua opera di contadino ma con visione moderna, anche la Mamma Rocchina è stata messa all’opera.
La tavola, al fresco di una pianta, qui parte il viaggio
Mentre tutta l’Italia è davanti ad uno schermo per seguire la partita, arriva la prima bottiglia.
Marco è consapevole delle potenzialità delle sue vigne, ma ha anche conoscenza dei limiti che il tempo impone. Custodisce, in uno scrigno in cantina, la sua creatura più preziosa, quell’aglianicone di cui tanto si sente parlare, ultimamente. Qui si è costituito un consorzio per valorizzarlo ma soprattutto per dargli un percorso chiaro, disciplinato. Bisognerà aspettare ancora per apprezzarlo e noi aspetteremo.
L’aria si è rinfrescata, una brezza dolce e leggera inizia ad arrivare dal fiume, nell’aria il cinguettio degli uccelli, che trovano riposo tra gli alberi, ci fa da colonna sonora.
Buona educazione è entrare in cucina a salutare. Rocchina ha appena finito di tirare i cavati, mentre sul fuoco le pentole sono calde. Il profumo che arriva, mi accarezza l’anima, è evocativo del mio passato, mi sembra di rivedere mia nonna, ne sento la presenza. Mamma Rocchina mi racconta la sua infanzia, il trasferimento da piccola in costiera amalfitana, e poi il ritorno ad Aquara, il matrimonio ed i figli. Cosa mangeremo? Mi risponde che Il menu cambia, in base a quello che Domenico le porta dall’orto. Vedo fiori di zucca, zucchine e l’acquolina in bocca inizia a spingere.
Mi risiedo al fresco, perché intanto il calice si è riempito. Un fiano alle prime vendemmie, non può ancora esprimersi per come dovrebbe, ma il talento lo si percepisce subito, al naso e la conferma arriva al primo sorso. Marco, con dovizia di particolari, come tutti dovrebbero fare, mi racconta ogni passaggio. Prima le vigne poi l’orto e infine i campi. Dai grani antichi che coltiva al mulino in cui li macina e poi la bravura della mamma che li mette in tavola. La seconda bevuta è più complessa: Aglianico, Barbera e Merlot. Non un blend di vini. Qui La sapienza dell’enologo, entra in scena.
Per consentire raccolte simultanee ma con maturazioni o surmaturazioni diverse, bisogna essere davvero bravi, lavorare di fino durante l’anno in vigna, non fare magie in cantina.
La conclusione del percorso
Il percorso si conclude con il lambiccato. Non si lancia in facili ammiccamenti ai vini passiti, esiste una storia e degli strumenti particolari, ma dirvi di più, sarebbe privarvi di qualcosa .
Non vi dirò nulla di più, neanche sulla bontà di ciò che ho mangiato, perché vorrei, che uno alla volta, provaste queste emozioni di persona. Da Salerno in meno di un’ora ci si arriva. Marco vi accompagnerà in vigna e poi vi farà accomodare nella sua dimora spartana. Lasciatevi andare e Non perdetevi il racconto: il suo vino sarà un perfetto compagno di viaggio, anche per il ritorno, dopo averne comprato qualche bottiglia.