La tappa era fissata per la metà di luglio: ritiro estivo della Salernitana.
L’idea era quella di passare un paio di giorni al fresco dell’appennino.
Invece con un colpo di testa, dovuto forse al caldo, che al termometro segnava un deciso + 32°, o, più semplicemente, per sfuggire ad una banale domenica casalinga, insieme al compagno di merende, decidiamo di fare una toccata e fuga.
In realtà, le motivazioni erano diverse e più solide, tanto da resistere al tentativo di dissuasione di google maps, che alla ricerca fatta, indicava un percorso di 190 km con una percorrenza prevista di quasi due ore e mezza.
Partenza da Salerno ore 10.30. Poco meno di un’ora per uscire a Caianiello ed addentrarsi sulla Venafrana.
Si sale abbastanza in quota, ce lo suggeriscono le pendenze e la vegetazione. S’incrociano borghi che valgono approfondimenti futuri e qualche scatto in più. Godendosi la passeggiata, il tempo effettivo è quello suggerito da google.
Un cartello sulla statale, poco fuori Agnone, ci indica che siamo arrivati. Locanda Mammì: camere e ristorante.
All’ingresso ci attende una persona cara. Non è autoctono e lo conosciamo bene.
In effetti solo uno come lui, poteva fare una cosa del genere. Ci ha abituato a certe sfide, ma soprattutto ci piace come le affronta.
Tomas Torsiello è uno dei due motivi, quello affettivo, per cui ci siamo sobbarcati il viaggio.
Il ristorante ha due soluzioni: interna con un meraviglioso camino sullo sfondo, arredamento elegante, con richiami montani; esterna con una sala panoramica che si affaccia sulla valle ,tavolo conviviale al centro e qualche seduta tete a tete.
L’aria è piacevole, fresca (la fuga dalla calura Salernitana è riuscita), addirittura da invitare a sedersi all’interno.
Tomas si è costruito una bella reputazione negli anni. Prima con Nico Romito, poi con il fratello Cristian ad Arbustico, ha avuto sempre cantine ben fornite con vini mai banali. Ricercatore attento di piccole realtà, spazia tra Italia e Francia con disinvoltura. L’idea era di immergersi nel mood molisano, quindi la scelta deve essere chiaramente regionale.
La partenza è con Le Scoste, un Trebbiano terre degli Osci Igp, prodotto a quasi 500mt SLM, di Claudio Cipressi : sorprende subito per il carattere. Un dorato non ancora compiuto, con le tracce di un riflesso verdolino, segno dell’evoluzione nel tempo e dell’affinamento (c’è un passaggio in legno). Al naso intenso. La vegetazione nell’ultimo tratto di strada, per giungere qui, ci ha accompagnato con fiumi di ginestre in fiore, sarà quello, ma la nota floreale più intensa mi sembra quella. Frutta matura, agrumi canditi. 14°1/2 di beva fresca e sapida, decisamente equlibrato.
Si prosegue con il vitigno principe, quello che tutto il movimento vino Molisano ha scelto come identificativo della regione: la Tintilia.
Siamo nei luoghi natali del magistrato che ha segnato un’epoca per la politica Italiana. Questa Tintilia, (Molise doc) viene prodotta a Montenero di Bisacce. Terresacre vino di punta dell’omonima cantina, affinato in Rovere transalpino, strizza l’occhio al piacione.
E’ quello che ti aspetti. Rubino carico, complesso, frutta matura, confettura, note balsamiche e speziate. Grande struttura, tannino decisamente levigato, considerato il vitigno. C’è ancora una buona salivazione alla bevuta, una piacevole sapidità e resta a lungo.
Il pane in più declinazioni è già a tavola, cosi come la “manteca”. Siamo in quota, in pieno Appennino, qui gli allevatori danno un’ottima materia prima ai caseifici che trasformano meravigliosamente.
Come resistere a tanta bontà?
Scegliamo qualche piatto e per il resto ci lasciamo guidare, concordando solo la sequenza, lasciando il carboidrato alla fine.
Lo chef, Stefania di Pasquo, è il secondo motivo, ma solo per la narrazione .
Della sua cucina ne sento parlare da tanto.
Chiunque mi abbia raccontato il suo passaggio da qui, ha avuto parole di elogio.
E’ stato certamente l’amore che ha indotto Tomas a trasferirsi, ma metterei la mano sul fuoco che le capacità di Stefania ai fornelli, abbiano contribuito.
Il benvenuto definisce bene i confini del percorso, cacio e ova e tartelletta al cavolo nero per un marcato accento territoriale;
Intenso, con un ingresso elegante che subito si trasforma in godereccio per la crema di piselli con caciocavallo e nocciole;
Deliziosa ed equilibratissima la quaglia alla brace con mela cotogna e cavolo. Acidità a servizio della grassezza, chiuso dal finale dolce della verza;
Tartare di vitello, pompelmo e maionese al cardamomo: bocconi di piacere;
Contemporaneo, moderno, perfetto esempio di cucina fusion, esaltazione dell’umani per la trota affumicata, carote e mandorle;
Il concetto nella versione “volatile” si replica nella faraona con la lattuga e la rucola;
Il Cervo era una curiosità, indovinato certamente nell’abbinamento, non ha sciolto le riserve iniziali;
il piatto che decisamente vale il viaggio anche da solo è : Risotto riserva “San Massimo”, ortica, kefir e erette di campo.
Cottura perfetta. Per nulla grasso.
Esaltante per il cambio di sensazioni ad ogni assaggio. Il sapore deciso delle erbette, poste casualmente, cosi come nascono nei campi, incide in maniera diversa, in base a quella ingerita.
Piatto superbo;
L’applauso finale per la pasta mista, fave, zafferano e tartufo.
Qui, tranne la “mescafrancesca” di Gerardo di Nola, tutto il resto è Molise autentico. Succulenta, aromatica: il cucchiaio reca gioia al palato.
Ufficialmente, non mangio zuccheri prima di affrontare il rientro, con il caldo che tornerà soffocante, appena la strada degraderà verso Caserta. Ufficiosamente, come non assaggiare un dessert che si chiama ” pane, vino e caciocavallo”?
Sono certo che se qualche ispettore della Rossa intercetta l’indirizzo (strano non sia ancora successo), non ci metterà molto a premiarla per come merita.
Un saluto alla dottoressa in economia, che ha scelto di restare e sopratutto di cambiare percorso di vita.
A suo marito per aver avuto il coraggio di trasferirsi e di provarci insieme.
Tutto il meglio a voi
Locanda Mammì
Contrada Castelnuovo, 86
Agnone (IS)
Tel. 0865 77379
Aperto a pranzo e cena, dal mercoledì al sabato, domenica solo a pranzo.
Chiuso lunedì e martedì