In effetti, tra Pontecagnano e Battipaglia, nonostante il territorio si estenda fino a vederlo, Bellizzi non ha un fronte del mare.
Da sette anni però, a compensare questa mancanza, ci prova una piccola trattoria. A pochi metri dal centro, sulla strada che porta ai Picentini, un buon indirizzo di mare da segnalare: ‘O povero pesce. L’idea è veloce e diretta. Pesce prevalentemente “povero”,assolutamente fresco, servito nel più semplice dei modi. Con questi presupposti, Jolanda e Cristian nel 2015, hanno aperto le porte di questa piccola trattoria di mare. Vite e compiti separati durante il giorno: Cristian si occupa della spesa. E’ lui che dal Tarallaro, a Salerno, tutte le mattine si approvvigiona del pescato. Jole, invece, si occupa dell’amministrazione e delle pubbliche relazioni. La sera insieme in sala, tra i tavoli a consigliare e servire i clienti. Il clima è familiare. L’accoglienza è calda: ci si sente subito a casa. Una lavagna come promemoria veloce, che viene spostata da un tavolo all’altro, racconta il menu del giorno.
La cucina è stata quasi sempre al femminile, almeno negli ultimi tempi.
Un luogo che si sceglie, anche per chi ci lavora. Molte analogie, che poi diventano elemento concreto, lasciano immaginare che Jole e Cristian ricerchino la sensibilità di donne che sappiano combinare l’amore con la famiglia a quello della buona tavola. Che cucinino come farebbero per i loro cari. Dal 2019 è stata al timone, Serena Salerno, prossima al parto, a cui vanno le nostre felicitazioni. Ha dato una direzione chiara, identitaria, con una cucina semplice, di tradizione, con qualche spunto di freschezza più contemporanea. Serena, contesa allora (ma anche ora) tra le realtà più altisonanti della provincia, scelse le persone prima del posto. Da qui le analogie con Elisa Polverino, attuale padrona dei fuochi, diventano una costante. Elisa, ha fatto lo stesso. Ha preferito, ha scelto questo, ad altre cucine, magari più prestigiose, che avrebbero potuto metterla più facilmente sotto i riflettori. E’ autodidatta. Ha imparato dalla gavetta. Ha acquisito tecnica e conoscenza, rubandola con gli occhi, provandoci, prendendosi responsabilità. Il carattere, sarà una dote ereditaria, presumo, cosi come la determinazione e la passione, sono di certo riconducibili alla figura paterna, che è il riferimento per l’aspetto professionale.
Poi ci sono i figli, quindi la mamma che non vuole sottrarre loro, più tempo del necessario. La mamma che non vuole scaricare su di loro, lo stress e le tensioni, che una lavoro in una cucina ansiogena, potrebbe procurare; la mamma che accudisce, che coccola, perché l’ospite di una trattoria lo si conquista cosi.
Tutto questo si traduce in una cucina che parla al cuore, che evoca gioia. Che siano seppioline o calamaretti, o “fravaglie” legale, la frittura è leggerissima, asciutta, che favorisce la freschezza. Nobilita la povertà di un “Lustrino”, dando corpo ad una puttanesca di mare, cosi come rende succulenta una “Balestra”, nel cui sughetto, intingeresti una panella, intera, di pane cafone.
Bravi tutti! Questo significa rendere giustizia all’ospite. Trattarlo e riverirlo con gioia, la stessa con cui pagherà il conto.