Il fenomeno dell’urbanizzazione degli anni ’60, ha trasferito dalla provincia al capoluogo non solo cittadini, ma anche usanze e costumi. Per decenni, quando si parlava di identità gastronomica della città, non si faceva riferimento solo a quella marinara.
Tutt’altro. La contaminazione delle prime generazioni, ha influenzato anche la proposta ristorativa, che prevedeva sempre tanta “terra” nei menu. Con il passare del tempo, le abitudini si sono modificate e l’attitudine e la predisposizione al consumo di prodotti ittici è aumentato. Ricordo che da ragazzo erano pochissimi i ristoranti con il mare in vetrina: Marcello (o’ russ) al villaggio del sole, Il ristorante dei principati (‘a sceso’ rà vill), Trump Pub (sott’ ‘u portone) a Pastena e Sasà (all’uort), Porto vecchio e Ristorante del golfo al porto e al mercato del pesce.
Oggi, anche nelle case, il pesce non si mangia solo il venerdì!
Il riflesso di questa tendenza si è riversato anche sul commercio e tante sono le attività che oggi propongono il mare come “core business” della loro offerta. Anche i turisti, quelli delle luci, hanno contribuito. Dopo il periodo dei cuoppi, oggi finalmente, il mare arriva in tavola, con una proposta più concreta e solida. Sono tante e non le ho visitate tutte, ma ho piacere di condividere le esperienze più gratificanti di questi ultimi tempi, esclusivamente limitate alle “trattorie di mare” (nell’accezione positiva del termine), e non se ne abbiano a male i titolari, quelli che non si rivedono in questa definizione.
Partendo dalla zona orientale, Il Luname di Cristiana Lorito, ex Kursal. La terrazza sul mare, forse la più affascinante della città. Ha più i connotati del ristorante, ma la cucina semplice e diretta, una buona carta dei vini e i prezzi accessibili, la rendono appetibile per una fascia trasversale molto ampia, motivo fondamentale per il suggerimento.
A Pastena un pezzo di storia su cui è inutile sprecare tante parole. Tonino Piombino, figlio e moglie, sono una certezza assoluta.
Il tramp Pub (sott’ ‘o purtone) è un luogo simbolo della tradizione marinara della città. Il menu è pressoché lo stesso da sempre, basato su quello che la stagione propone. Meglio arrivare presto se volete scegliere il pesce dal banco. Se passate in pescheria (‘o Tarallar) verso le 19, trovate Tonino in attesa delle paranze.
Il mediterraneo è la rappresentazione perfetta della trattoria di mare, cosi come la intendo io. Solo o quasi prevalentemente pesce Azzurro. Una cucina basica, concentrata sull’esaltazione della materia, senza elaborazioni sofisticate, ma proposte con intelligenza e modernità. Indipendentemente da chi si alterna ai fornelli, il punto saldo di questo luogo resta Carla, il vero motivo per cui conviene frequentarla: best of!
New entry al porto turistico di piazza della Concordia. Qui l’oste Fabrizio Marotta con il socio Carmine De Luca, al secolo Peppolo, titolare della pescheria “la paranza”, hanno riacceso i fornelli della cucina della Lega Navale. Fabrizio è un autodidatta, ma ha imparato a cucinare sul serio. L’ispirazione è stata sempre quella della la cucina casalinga. Seppie e broccoli, totanetti alla Luciana, spaghetto con le cozze, frittura di paranza, una goduria per il palato.
In pieno centro, alla rotonda, la trattoria del Padreterno. Cirolaif resta l’essenza di questo posto. L’ingresso in cucina del figlio, lascia immaginare che continuerà a far parlare di se.
E’ nei vicoli del centro storico che l’offerta diventa più massiccia. All’ingresso, in vicolo Ruggi d’Aragona, c’è Emiliano Ciancio, Mariterraneo. Una bella realtà, seppur piccola, che mette in tavola freschezza e originalità.
Pazza Marea, la versione di mare della botte pazza: la formula è la stessa con il vino che sgorga dalla fontana, offerto gratuitamente agli avventori.
Angolo Masuccio è una realtà consolidata, forse il più frequentato dai turisti, ha raddoppiato la capacità di accoglienza, lasciando inalterata la qualità.
A via Mazza c’è Bruno Aversa, con il suo Gozzo. Una cucina con qualche spunto creativo, ma senza allontanarsi dai capisaldi della tradizione.
Pochi metri più in là, una seconda new entry: Casa Cavour. Diego, lo stesso del bar Cavour, ha aperto una trattoria con due sale. Classico dei classici. Estrema semplicità ma di grande gusto. Scialatiello allo scoglio e zuppa di mare, piatti da non perdere. Di fronte, un altro pezzo di storia.
Dedicato a Mio Padre, delle sorelle Piombino è il ritrovo cult dei salernitani. Raimondo, il Papà icona del by night, ancora oggi, fa la spesa personalmente. Ai rappresentanti e i cataloghi ha sempre preferito i mercati, i piccoli negozi di frutta e verdure, le pescherie. Nulla di sofisticato, semplicemente la tradizione, i classici. Cannolicchi arrostiti, grigliate, fritture si alternano a piatti di pasta in infinite versioni. Qualunque sia la richiesta, la risposta sarà sempre: si può fare!
Alla fine di quella che era la strada della movida degli anni ’90, Via Roma, c’è Terraferma. Luca ed Alessandro hanno creato la versione contemporanea della trattoria di mare. Piatti della tradizione, alleggeriti e sgrassati. Tanta tecnica e una buona cantina.
Provate a chiedere uno spaghetto di mare o una frittura e capirete perché.
Buon appetito a tutti e per sempre un solo coro: che ci posso fare se puzzo di pesce…